Shibam – La Manhattan del deserto


Se Shibam è conosciuta come la Manhattan del deserto, perché Manhattan non è conosciuta come la Shibam d’occidente, visto che quest’ultima è nata anche prima? Questo è il dubbio che mi assilla ormai da anni e anni, a tal punto da spingermi a scrivere un articolo su questa particolarissima città dello Yemen.
Inutile dire a cosa è dovuto questo appellativo, basta guardare la foto per capirlo ancor prima di leggerlo. Da sottolineare però è la principale materia prima di cui sono fatti questi edifici: il fango. Il fango? Si il fango. Il fango … fango??? Si, il fango, quello fatto di fango. Ma proprio il fango fango fango??? Siiii, santo cielo, quante volte devo ancora ripeterlo? Il fango, proprio lui, quello che quando tornavate a casa da bambini dopo aver giocato fuori, faceva urlare vostra madre di lasciare le scarpe fuori la porta. Proprio quello, efficacemente legato con paglia e calce.
Il problema maggiore della città di Shibam, come si può ben immaginare è dato dalle piogge torrenziali che nei mesi di aprile e settembre coinvolgono il sud dello Yemen, come l’ultima, risalente al 2008, con l’acqua penetrata fino alle fondamenta, causando alcuni crolli.
La città sorge all’interno di una cerchia di mura in uno spazio di circa mezzo chilometro quadrato, e le costruzioni, che raggiungono i 30 metri di altezza, sono edificate vicinissime, quasi a sorreggersi l’un l’altra. L’estrema vicinanza è stata pensata per proteggersi dal calore e dai predoni.
Esternamente le costruzioni sono molte sobrie, senza particolari concessioni a decorazioni e ornamenti. La tinta dei muri varia dal bianco all’ocra, in perfetta armonia con i colori dl paesaggio circostante. L’edificio è accessibile da un unico portone di legno posto al primo piano dove non ci sono finestre. In genere questo piano è adibito a magazzino. Il primo piano è per gli animali, dal secondo in poi cominciano i locali utilizzati dagli uomini, e salendo ancora troviamo i piani dedicati alle donne. Le stanze da letto si trovano agli ultimi piani. I piani dedicati alle donne sono in comunicazione tra loro in modo tale da potersi incontrare senza la necessità di scendere in strada. Anche il terrazzo è spesso usato per dormire durante le calde notti d’estate.
Per la sua particolarità e fragilità, dal 1982 Shibam è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, e dal 2000 è in atto una profonda fase di restauro della città con l’utilizzo delle stesse tecniche costruttive.
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